Nascita dell’esperienza
Mi pare fosse il 1998 l’anno in cui per la prima volta questa particolare forma di esercizi spirituali è stata sperimentata all’Alpe di Poti. Non è stata l’esito di una riflessione a tavolino, ma è nata “dalla terra” cioè dalla vita vissuta di alcune coppie sposate che mi dissero:«Sentiamo il bisogno di pregare con una certa distensione di tempo, pensiamo agli esercizi spirituali, ma… i bambini dove li lasciamo?».
Presi a cuore questa richiesta e, alla luce delle Annotazioni 18 e 19 degli Esercizi Spirituali che invitano a saperli adattare alla diversità delle persone e agli impegni della loro condizione, dissi: «Bene, venite portando anche i bambini e facciamo un tentativo!».
Quella prima volta i bambini furono soltanto intrattenuti con giochi e dinamiche varie. L’esperienza diede frutto e si decise di ripeterla.
Esercizi spirituali di coppia e esercizi spirituali per la famiglia
Nel giro di pochissimi anni ci si rese conto che sarebbe stato più bello e completo rendere anche i figli, con le dovute modalità, partecipi del percorso dei genitori, in modo che tutta la famiglia risultasse coinvolta nello stesso cammino di fede. Quindi si cominciò a chiamarli “Esercizi spirituali per famiglie” e si pensarono dei percorsi paralleli per i figli.
La gemmazione
La sensazione di aver fra le mani un’esperienza di preghiera di grande aiuto e molto adatta all’unità e alla serenità della famiglia (molti bimbi – mi dicevano i genitori – parlavano della settimana all’Alpe di Poti come la più bella dell’estate!) mise in moto il tam tam del passa-parola.
Così iniziò il corso per famiglie a Carezza (poi a Lorenzago), si aggiunse quello al Pozzo di Sichar (Cagliari), quindi alcune coppie di Milano lo organizzarono a Levanto (poi a Caresto e a Pasturo), e ancora le CVX torinesi a Murisengo (poi a Forno, alla Certosa di Pesio, a Villa Santa Croce e a Boves), altre esperienze cominciarono nel sud, a Quaresima (poi a Gambarie d’Aspromonte e a Zafferana Etnea), così come vicino Napoli (un pre-corso a Laceno, poi a Mugnano del Cardinale), a Soriano nel Cimino (Viterbo), e quest’anno a Terzolas in Trentino.
Punti di forza
a) La durata di 6 giorni è un tempo congruo per avere la giusta distensione e scendere in profondità nello sguardo alla propria vita e nell’incontro con il Signore;
b) L’unità della famiglia che fa un percorso comune e vive un tempo di presenza viva dello Spirito Santo (come è importante per i figli vedere i genitori pregare!);
c) L’intreccio di preghiera singola con il momento della preghiera di coppia (sappiamo benissimo quanto non sia facile la condivisione della preghiera, anche nelle coppie molto affiatate );
d) L’aiuto reciproco delle coppie più avanzate con quelle che sono agli inizi.
e) L’omogeneità del percorso, con la medesima ”parola guida”, che pur modulato in modo diverso a seconda della personalità delle guide, evoca nei partecipanti dei vari luoghi un benefico senso di forza e di comunità allargata.
f) L’incontro invernale (di solito a fine gennaio/inizio di febbraio) di verifica e rilancio per i corsi dell’estate successiva costituisce un vero e costruttivo momento comunitario che dà alle coppie nuova consapevolezza e slancio.
Punti su cui sempre interrogarsi e migliorare
a) Il silenzio, stante la presenza dei figli anche molto piccoli. Si è cercato di custodirlo con creatività nei diversi luoghi con alterna fortuna. Anche il pranzo fatto in momenti distinti: bambini prima e genitori dopo è un segno di questo sforzo.
b) L’accompagnamento dei bambini con catechesi adatte a loro. Grazie alla creatività di alcune coppie ci si sta sempre più perfezionando e a poco a poco si sta realizzando una rete di contatti, anche via e-mail, che crea delle positive collaborazioni – amicizie tra le coppie responsabili dei diversi luoghi e vengono preparate catechesi per i bimbi particolarmente efficaci. Mentre l’attuazione pratica sul posto è organizzata aiutandosi con gruppi scout, animatori M.E.G., … a cui si associano i figli più grandi (adolescenti).
c) La personalizzazione/adattamento alle differenti persone e coppie. In altre parole, come aiutare efficacemente e contemporaneamente coppie che già più volte hanno fatto gli esercizi e coppie che vi si accostano per la prima volta? L’esperienza finora vissuta ci dice che l’incontro tra “vecchi” e “nuovi” ha avuto risvolti positivi per gli uni e per gli altri. La difficoltà della non perfetta comprensione delle “istruzioni” (rilevata in qualche luogo) potrebbe essere ovviata, nel caso che le guide lo vedano opportuno, col fare alcune istruzioni in contemporanea per “proficienti” e per “principianti”, oppure trattenendo per qualche tempo le “nuove coppie” per riprendere i punti risultati oscuri. Mentre un più aderente accompagnamento delle persone e delle coppie si può attuare attraverso meglio ritmati colloqui personali o di coppia con le guide.
P. Enrico Deidda s.j.
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